Una vittoria da un punto. Il Cesena riscrive il regolamento nel giorno più difficile e riprende per i capelli una partita ormai morta e sepolta. Lo fa anche grazie ai cambi di Michele Mignani che, non potendo segnare il gol dell'ex, firma le sostituzioni che nel finale consentono al Cavalluccio di strappare un puntaccio fondamentale con gli uomini che si alzano dalla panchina. Al contrario, un Bari a lungo dominante e con l'uomo in più per un'ora, si fa rimontare per l'ennesima volta anche a causa del pessimo impatto di chi viene rovesciato in campo da Longo nella ripresa. Per 70 minuti la fisicità del Bari è spaventosa in tutte le zone del campo, con il Cesena che non vince mai un duello. Eppure la squadra di Longo non è mai pericolosa, perchè il Cesena è ben messo e al minuto 8 va pure al tiro, ma Adamo calcia sopra la traversa. Al 12' risponde Benali da fuori area, ma Klinsmann è plastico e para. Al minuto 23 arriva il gol che spacca la partita: Obaretin scende a sinistra e crossa per Favilli, bravissimo a fare "taglia e fuori" su Mangraviti e a metterla nell'angolino. Il Bari non lo sposti nemmeno con le sportellate e al 31' Maita spiega al Manuzzi il motivo del lungo corteggiamento estivo: 40 metri palla al piede e tiro a colpo sicuro deviato da Prestia. Se a una squadra chiaramente superiore regali anche un uomo, il pomeriggio diventa impossibile, o quasi. Al 33' la gomitata di Calò su Benali è imperdonabile, soprattutto in regime di Var: Camplone richiama Giua che espelle giustamente il regista del Cesena. Nel secondo tempo non succede un granchè, con il Bari in controllo totale e a specchiarsi troppo, senza mai affondare la lama. I cambi di Longo sono peggiorativi, quelli di Mignani no. All'81' Kargbo trita Pucino e prende il palo, poi La Gumina viene abbattuto per un rigore solare. Giua ignora il rimorchio vincente di Bastoni e manda sul dischetto Nino che no, non ha avuto paura di sbagliare il calcio di rigore.