11 GIUGNO 2024

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11 GIUGNO 2024 - 15:49


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ROMAGNA: Calo di voti nella Lega, lite a distanza tra Morrone e Pompignoli | VIDEO

La Lega in difficoltà in queste elezioni. Il partito guidato da Matteo Salvini ha perso voti sia alle europee che in molti comuni del territorio. Si apre ora una discussione interna al partito con un litigio a distanza in diretta su Teleromagna durante la maratona elettorale condotta da Ludovico Luongo.

Il 24% dei voti in meno. Questa l’emorragia di voti della Lega, che alle europee del 2019 aveva preso il 34% e che questo fine settimana si è ritrovata con il 9%. Un calo, quello del Carroccio, che si è verificato anche alle amministrative in molti comuni del territorio. A Forlì, 5 anni fa, il partito guidato da Salvini aveva preso il 24% mentre questo fine sttimana non ha superato l’8%. Stessa cosa a Cesena con un calo di circa 15 punti percentuali. Numeri che preoccupano il consigliere regionale della Lega Pompignoli:”Certamente credo che una riflessione si debba aprire, io penso che nessuno oggi possa dirsi soddisfatto

Una ipotesi rifiutata con fermezza da Jacopo Morrone, alla guida della Lega Romagna che guarda alla sostanziale tenuta registrata in confronto alle politiche del 2022: “Ma soprattutto con un segretario, Salvini, che in modo lungimirante aveva indicato la compagine di Marine Le Pen come la guida in Europa. Abbiamo visto i risultati in Francia, quindi non capisco alcun tipo di critica o altro”

Certo è che ora bisognerà ricompattare i ranghi perché tra pochi mesi sarà il momento di scegliere il nuovo presidente della regione.

“E’ vero che il Pd è il primo partito – avverte Pompignoli - però la coalizione di centrodestra è avanti, per cui credo che se riuscissimo a trovare un buon candidato potremmo giocarcela su tutti i fronti”




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RAVENNA: Nessun declassamento per la dogana del porto, intervista al direttore Adm

“Nessun declassamento, anzi, è previsto un potenziamento dell’ufficio con nuove unità nel personale: l’unica modifica riguarda la rimodulazione alla retribuzione al dirigente”. Così il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, replica e prova spegnere definitivamente, ai nostri microfoni, le polemiche attorno al futuro dell’ufficio dogane al porto di Ravenna “È strumentale parlare di declassamento, tra l’altro è un sostantivo che usano anche per altri uffici dirigenziali, ma qui c’è soltanto una rimodulazione di una voce specifica della retribuzione a capo dell’ufficio di Ravenna”. Nessun declassamento. Il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, in visita a Bologna, ribadisce l'infondatezza delle notizie circolate nei giorni scorsi, riguardo la presunta decisione di declassare da prima a terza fascia l’ufficio delle dogane del porto di Ravenna nell’ambito della sua riforma, attuativa di un decreto del 2012, avviata quasi un anno fa. Una polemica nata dopo un’interpellanza a Montecitorio della deputata dem Ouidad Bakkali, con una vera e propria levata di scudi anche da parte di sindacati e politica locale. È in corso una riorganizzazione territoriale per garantire maggiore efficienza operativa, aveva subito fatto sapere l’Adm con una nota, aggiungendo che, al contrario, è previsto un rafforzamento dell’agenzia al porto ravennate, col personale che da 63 passera a 72 unità e posizioni di elevata responsabilità che saranno raddoppiate. Stop, dunque, alle polemiche. “Questo accade, è fisiologico, la riforma in realtà sta entrando nella sua parte finale -continua Alesse – quindi è giusto chiedere interlocuzione all’agenzia e stiamo dando in realtà spiegazioni, non abbiamo problemi a farlo. Si tratta di una riforma equilibrata che poggia poi sul numero e sul volume di affari dirigenziali che ciascun ufficio andrà a governare”. L’infondatezza delle preoccupazioni rappresentate, si legge ancora nella nota, derivano esclusivamente dalla riqualificazione della retribuzione del dirigente, che viene portata da 142.434 euro a 133.137. Ravenna, rimarca pertanto Alesse, infine, resta un porto strategico. “Lo ribadisco -conclude – non cambia nulla. Poi sono realtà in completo divenire, quindi se la riforma dovrà essere revisionata alla luce di un aumento della voce del volume degli affari che ciascun ufficio gestisce, andremo a rivedere la riforma. Nulla è eterno”.