BOLOGNA: Marco Cappato, "In Emilia-Romagna c'è stato un caso di morte volontaria"
Sappiamo che in Emilia-Romagna "ci sono state tre richieste con parere favorevole per quanto riguarda il suicidio assistito, quindi immaginiamo che sia stato concluso tutto l'iter, e uno di questi tre casi è stato esitato, quindi, se la devo interpretare, significa che quella persona ha avuto la morte volontaria". Lo ha detto Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, durante una conferenza stampa a Bologna. In Emilia-Romagna non è stata approvata una legge, ma c'è una delibera approvata dalla Regione sul fine vita.
"L'aiuto alla morte volontaria è legale in Italia da 6 anni - ha sottolineato Cappato - grazie a una sentenza della Corte Costituzionale, ma nessuno ne sa nulla. Sei persone, e ora anche un primo caso in Emilia-Romagna, quindi sette a livello italiano, hanno potuto accedere a questo tipo di aiuto. Evidentemente manca informazione, conoscenza, ma mancano anche buone regole, leggi come quella approvata in Toscana e che speriamo presto possa essere approvata anche in Emilia-Romagna". Cappato ha poi sottolineato come "oggi ciascuna Asl fa come gli pare o come deve fare in assenza di regole chiare e certe. La gestione della sanità è competenza regionale, quindi ogni regione ha pieno mandato e potere, almeno dentro al proprio territorio", quindi serve "fare sì che tutte le Asl e tutte le unità sanitarie abbiano lo stesso comportamento e seguano le stesse regole e garanzie nel dare risposta ai malati".
"Dopo l'approvazione della legge Toscana, che è la nostra proposta, 'Liberi subito' dell'associazione Luca Coscioni sul fine vita, credo che ora il Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna possa finalmente discutere e approvare la nostra legge anche qui in Emilia Romagna. E' fondamentale in Emilia-Romagna avviare la discussione e votare la legge prima della pausa estiva". Lo ha detto Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, durante una conferenza stampa a Bologna. "E c'è poi un'altra richiesta che facciamo al presidente della Regione Emilia-Romagna - ha detto ancora Cappato - perché tra due giorni si riunirà la conferenza Stato-Regioni che avrà all'ordine del giorno proprio il tema sul fine vita. In quella occasione anche la Regione Emilia-Romagna potrà chiedere che si approvino in tutte le altre regioni delle buone regole e procedure che diano tempi e garanzie certe alle persone che soffrono, di risposta da parte del servizio sanitario alla richiesta di aiuto alla morte volontaria". Durante la conferenza, Matteo Mainardi, coordinatore della campagna Eutanasia legale, ha sottolineato che i "tre casi con parere favorevole, in Emilia-Romagna, per quanto riguarda il suicidio assistito, sono assolutamente possibili, non ci aspettiamo centinaia di persone, ma da parte nostre sappiamo di persone che hanno chiesto informazioni e il numero è un pochino più alto. Dall'Emilia-Romagna abbiamo ricevuto 690 richieste (da gennaio 2024, ndr), a 45 abbiamo dato informazioni su come attivare le procedure. Solo tre poi hanno fatto richiesta. Lo scarto è alto".
Per la quarta volta, domani, la Corte costituzionale tratterà di scelte di fine vita e aiuto al suicidio, a seguito delle azioni di "disobbedienza civile" compiute da Marco Cappato. I casi oggetto della valutazione dei giudici questa volta sono quelli di Elena, paziente oncologica, e Romano, affetto da Parkinson, entrambi malati terminali accompagnati in Svizzera nel 2022. Lo rende noto l'Associazione Luca Coscioni. "Il signor Romano, 82 anni, di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, e la signora Elena, veneta di 70 anni, non erano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale classicamente intesi, pertanto non avevano provato ad accedere al suicidio assistito in Italia poiché si ritenevano privi di uno dei requisiti della sentenza 242\2019 sul caso Cappato-Dj Fabo, se interpretati in senso restrittivo. Entrambi avevano chiesto aiuto a Marco Cappato per andare in Svizzera e accedere al suicidio medicalmente assistito. Cappato, ad agosto e a novembre 2022, si era dunque autodenunciato a Milano, al rientro in Italia", spiega il comunicato dell'Associazione. "A settembre 2023, la Procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione per Cappato, sostenendo che un malato terminale può scegliere di essere aiutato a morire anche se non è attaccato a macchine che lo tengono in vita. E chi gli dà supporto, secondo i Pm, non è punibile. La Gip, nel giugno 2024, ha emesso un'ordinanza per entrambi i casi in cui dichiara 'Rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale relativa all'art. 580 cp nella parte in cui prevede la punibilità della condotta di chi agevola l'altrui suicidio nella forma di aiuto al suicidio medicalmente assistito di persona non tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale affetta da una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili che abbia manifestato la propria decisione, formatasi in modo libero e consapevole, di porre fine alla propria vita per violazione degli art. 2, 3, 13, 32, 117 Cost in riferimento agli art. 8 e 14 Cedu'." "Il Parlamento italiano continua a far cadere sulla Corte costituzionale il peso della propria inerzia", afferma Marco Cappato, Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e indagato per aver accompagnato Elena e Romano in Svizzera.
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