11 FEBBRAIO 2024

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11 FEBBRAIO 2024 - 06:40


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ROMAGNA: Hera, campagna cibo amico, recuperati oltre 17.600 pasti | VIDEO

Quasi 138 mila i pasti recuperati dal 2009 a oggi nelle mense del Gruppo Hera, per un valore totale di circa 570 mila euro, evitando la produzione di circa 61 tonnellate di rifiuti (corrispondenti a circa 133 cassonetti) e l’emissione di oltre 250 tonnellate di CO2. Senza contare i consumi di acqua, energia e terreno che sarebbero stati necessari per confezionare quei pasti.

Nella Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che ricorre ogni anno il 5 febbraio, ecco i dati principali di CiboAmico, il progetto nato 15 anni fa dalla collaborazione tra il Gruppo Hera con Last Minute Market, impresa sociale e società spin off dell’Università di Bologna che promuove la lotta allo spreco e la sostenibilità ambientale.

“Secondo l’Osservatorio di Waste Watcher International, in Italia ogni persona butta mensilmente oltre due chili di cibo e l’impatto economico dello spreco alimentare supera i 13 miliardi di euro. Per ridurre lo spreco sono fondamentali le azioni concrete anche nel settore della ristorazione collettiva: ecco perché da anni con il progetto CiboAmico recuperiamo il cibo non consumato nelle nostre mense, e solo nel 2023 siamo riusciti a donare oltre 12 mila pasti alle persone in difficoltà. Un risultato importante, tanto che quest’anno abbiamo deciso di estendere CiboAmico anche alla mensa di Cesena, che va ad aggiungersi alle altre 8 dove l’iniziativa è già presente”, commenta Filippo Bocchi, Direttore Valore Condiviso e Sostenibilità del Gruppo Hera.

Grazie a CiboAmico, nel pieno rispetto di tutte le norme igieniche e sanitarie previste, vengono recuperati e donati i pasti non consumati dalle mense aziendali del Gruppo Hera. CiboAmico finora ha coinvolto 8 mense emiliano-romagnole (Bologna, Granarolo dell’Emilia, Imola, Rimini, Ferrara, Ravenna, Modena e Forlì) e da quest’anno viene esteso anche a quella di Cesena.

Solo nel 2023 sono stati recuperati più di 12 mila pasti (5,6 tonnellate di cibo, pari a quasi 49 mila euro) a favore degli enti no-profit del territorio che assistono centinaia di persone in difficoltà. Il progetto, infatti, è pensato nell’ottica della lotta allo spreco alimentare e della transizione verso un’economia circolare, con benefici di tipo economico, ambientale e sociale.




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EMILIA-ROMAGNA: Sanità, de Pascale sui Cau, "alcune scelte saranno riviste"

“Riorganizzeremo ciò che è necessario facendo tesoro degli esempi più virtuosi della regione”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, in merito ai Centri di assistenza-urgenza nati negli ultimi mesi per supportare e sgravare i Pronto soccorso. “E’ cultura politica di questa terra – spiega - evitare di osservare i problemi senza fare nulla e la Regione ha sperimentato risposte innovative che, come tali, devono essere sempre oggetto di verifica e miglioramento. Premesso questo, abbiamo tutti a cuore il nostro servizio sanitario, pubblico e universalistico, quindi bene la discussione anche sui Cau, in un’ottica di miglioramento complessivo. Tante innovazioni introdotte, che hanno portato buoni risultati e dopo il Covid hanno evitato di chiudere punti di erogazione dei servizi, saranno confermate”. De Pascale poi ricorda come “sotto il nome Cau sono stati attivati tre tipi di servizi: quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso che avevano un elevato livello di inappropriatezza in quanto erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza. Questa tipologia è indiscutibilmente quella che ha funzionato meglio e ha evitato di chiudere punti di erogazione del servizio. Sono questi i Cau che confermiamo con maggiore convinzione e che hanno dato sistematicamente i risultati migliori”.  Il secondo tipo di Cau introdotto è quello in prossimità dei Pronto Soccorso DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di primo e secondo livello degli ospedali provinciali o distrettuali, con l’obiettivo di sgravarli dei codici bianchi e verdi. “Su questa tipologia- aggiunge il presidente- il bilancio non è univoco in tutta la regione. In alcuni casi hanno ridotto significativamente gli accessi al PS e la loro funzione è stata ben compresa dai cittadini, in altri non abbiamo registrato analogo effetto e dobbiamo quindi migliorare la risposta. Infine, alcuni Cau sono stati introdotti in luoghi dove precedentemente non c'erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso. “In questo caso- chiude de Pascale- per noi il modello da seguire è quello delle Case di comunità e delle Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di Medicina generale, per ricondurre tutto a una gestione univoca nelle cure primarie”.