4 DICEMBRE 2024

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4 DICEMBRE 2024 - 12:05


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RIMINI: Cura del dolore, in partenza il primo corso di ipnosi clinica

Parte giovedì 5 dicembre, presso la sede Ausl del Colosseo s Rimini, la prima edizione del corso di ipnosi clinica dedicato ai professionisti della sanità, organizzato in sinergia con l’Ausl della Romagna e il Centro Italiano di Ipnosi Clinico Sperimentale (CIICS) dell’Istituto Franco Granone di Torino. L’evento segna un’importante innovazione nell’ambito dell’umanizzazione delle cure e della gestione del dolore, già in fase di applicazione presso alcune strutture sanitarie della Romagna. Il corso, che si sviluppa in tre moduli intensivi tra dicembre e marzo, seguiti da una tesi finale a Torino nel novembre 2024, è stato progettato per formare medici, infermieri e altri professionisti sanitari sull’uso dell’ipnosi e della comunicazione ipnotica. L’obiettivo è integrare queste tecniche nella pratica clinica quotidiana, migliorando la qualità delle cure e delle relazioni con i pazienti.

“La nuova concezione di ospedale deve orientarsi verso l’umanizzazione delle cure,” ha dichiarato Francesca Raggi, Direttrice Medica del presidio ospedaliero Rimini-Santarcangelo-Novafeltria. “A Rimini è già attivo un servizio di ipnosi per i pazienti ricoverati e si sta consolidando un ambulatorio per pazienti esterni, che potrebbe diventare uno dei primi in Italia con una struttura dedicata.”

La comunicazione ipnotica, spiega il CIICS, è una tecnica che utilizza il linguaggio e i meccanismi neurolinguistici per indurre uno stato mentale fisiologico, diverso da veglia e sonno. Questo stato favorisce l’autodeterminazione, riduce l’ansia e migliora il controllo del dolore.

Secondo il dottor Vincenzo Domenichelli, Direttore del Dipartimento Chirurgico Rimini e ipnologo certificato, l’ipnosi offre vantaggi significativi in ambito clinico. “Riduce l’uso di farmaci, i tempi di ospedalizzazione e i costi di trattamento- spiega - È particolarmente utile per supportare interventi chirurgici, procedure diagnostiche e manovre invasive, favorendo un recupero più veloce e un trattamento meno traumatico.”




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EMILIA-ROMAGNA: Sanità, de Pascale sui Cau, "alcune scelte saranno riviste"

“Riorganizzeremo ciò che è necessario facendo tesoro degli esempi più virtuosi della regione”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, in merito ai Centri di assistenza-urgenza nati negli ultimi mesi per supportare e sgravare i Pronto soccorso. “E’ cultura politica di questa terra – spiega - evitare di osservare i problemi senza fare nulla e la Regione ha sperimentato risposte innovative che, come tali, devono essere sempre oggetto di verifica e miglioramento. Premesso questo, abbiamo tutti a cuore il nostro servizio sanitario, pubblico e universalistico, quindi bene la discussione anche sui Cau, in un’ottica di miglioramento complessivo. Tante innovazioni introdotte, che hanno portato buoni risultati e dopo il Covid hanno evitato di chiudere punti di erogazione dei servizi, saranno confermate”. De Pascale poi ricorda come “sotto il nome Cau sono stati attivati tre tipi di servizi: quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso che avevano un elevato livello di inappropriatezza in quanto erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza. Questa tipologia è indiscutibilmente quella che ha funzionato meglio e ha evitato di chiudere punti di erogazione del servizio. Sono questi i Cau che confermiamo con maggiore convinzione e che hanno dato sistematicamente i risultati migliori”.  Il secondo tipo di Cau introdotto è quello in prossimità dei Pronto Soccorso DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di primo e secondo livello degli ospedali provinciali o distrettuali, con l’obiettivo di sgravarli dei codici bianchi e verdi. “Su questa tipologia- aggiunge il presidente- il bilancio non è univoco in tutta la regione. In alcuni casi hanno ridotto significativamente gli accessi al PS e la loro funzione è stata ben compresa dai cittadini, in altri non abbiamo registrato analogo effetto e dobbiamo quindi migliorare la risposta. Infine, alcuni Cau sono stati introdotti in luoghi dove precedentemente non c'erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso. “In questo caso- chiude de Pascale- per noi il modello da seguire è quello delle Case di comunità e delle Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di Medicina generale, per ricondurre tutto a una gestione univoca nelle cure primarie”.